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la città incantata 2, il continuo XD

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Messaggio  caci-sama Sab Mar 08, 2008 11:50 pm

La città inquinata XD
(pag 1-2)
< signorina Yawashaji! La prego di degnarci della sua attenzione visto che domani abbiamo il compito!!>
< si professore … > .
Ecco. Si era messa di nuovo a sognare ad occhi aperti in classe, lei e le sue stupide fantasie.
Nessuno credeva al mondo degli spiriti, dove era capitata con i genitori per sbaglio sei anni prima.
Del resto, ormai faticava a crederci persino lei, ma non poteva evitare di ripensare con nostalgia alle avventure che aveva vissuto, agli amici che aveva lasciato là …
Cihiro prestò finalmente orecchio alla lezione, il professore continuava con il suo noioso monologo, e lei non vedeva l’ora di tornare a casa.
Finalmente suonò la campanella di fine lezione, la ragazza si avviò all’uscita dove la raggiunse Narumi, la sua migliore amica, l’unica che non criticava le sue soventi fantasticherie, cosa che non poteva permettersi di fare, visto che credeva nei folletti.
< Cihiro devi smetterla di distrarti a scuola, altrimenti il professore si lamenterà con i tuoi genitori.>
Lo sapeva bene, ma non riusciva a distogliere la mente da quei pensieri ossessivi, chissà dov’era Haku, se stava bene, se aveva lasciato le terme come promesso. Quante volte aveva pensato di tornare all’entrata del mondo, ma si era sempre trattenuta, Haku non avrebbe voluto…
Si avviò in silenzio verso casa, a pochi isolati dalla scuola, da quando si erano trasferiti era veramente vicina. Narumi la salutò poco dopo, abituata a quei momenti di silenzio. Era da quando avevano nove anni che la conosceva, Cihiro si era da poco trasferita in città, e avevano fatto subito amicizia. Era l’unica a cui l’amica aveva rivelato la sua storia bizzarra, da allora le due ragazze avevano sempre domandato qua e là se altri credevano agli spiriti, tanto da essersi meritate il soprannome di “svitate”.
Entrò in casa, Sakura, sua madre, la stava aspettando per mangiare, suo padre invece sarebbe rimasto a mangiare fuori, non avendo il tempo di tornare a casa nella pausa pranzo. I suoi genitori non ricordavano nulla del mondo degli spiriti, poiché si erano tramutati in maiali dopo aver mangiato il loro cibo. Così lei aveva dovuto lavorare presso le terme della strega Obaba per riaverli indietro.
Da allora era cambiata ben poco, aveva un aspetto più maturo, essendo ormai quindicenne, e i capelli un po’ più lunghi, che teneva sempre legati con il laccino viola, regalatole da Senzavolto e Bu, il figlio di Obaba, in segno della loro amicizia, e unica prova che non aveva sognato.

Dopo mangiato fece i compiti assegnati per il giorno dopo, poi si stese sul letto e come faceva spesso, cominciò a disegnare ascoltando la musica. Era abbastanza brava, e disegnava i suoi incredibili amici, così li sentiva più vicini.
Per quanto non fosse stata molto con loro sentiva un legame che li univa strettamente, soprattutto con Haku, avrebbe dato qualsiasi cosa per rivederlo.
Sfogliò ancora una volta i disegni di quando era appena tornata dalla città incantata, erano semplici, come possono essere i disegni di una bambina delle elementari, ma cercò comunque di carpirne più particolari possibili … con il tempo la memoria dei loro visi andava sparendo.
Si soffermò ad osservare il cielo dalla finestra davanti al letto, era una giornata limpida e le nuvole scorrevano lente in lontananza. Si perse nuovamente nelle sue fantasticherie: stava ancora lavorando da Obaba, e stava andando a trovare Kamahaji, l’uomo delle caldaie … qualcosa sfrecciò all’improvviso nell’aria, Cihiro si riscosse, forse si era addormentata, si affacciò alla finestra per assicurarsi che non fosse caduto niente, al suolo non c’era nulla, stava proprio impazzendo a forza di rimuginare sugli spiriti.
Ricominciò a disegnare.
<Cihiro! Vieni giù è ora di cena!> l’avvertì la madre,
< arrivo subito …>. Erano già le otto? Guardò dalla finestra, non si era accorta che ormai il sole era tramontato. Scese giù, suo padre era già tornato, ma lei non aveva sentito sbattere la porta. Si sedette, la televisione era accesa, cosa insolita visto che i genitori l’avevano vietato. La cena doveva essere un momento sacro in cui la famiglia si riuniva e si raccontava la giornata trascorsa, insomma, una noia mortale …
< mamma, come mai la TV è accesa?>.
< ah tesoro, aspettavo il TG, non sai cos’è successo questo pomeriggio qui vicino?> la guardò con aria preoccupata.
< beh no …>
< ecco! Sei sempre nel tuo mondo! Sono morte due persone, ma non si è riuscito a capire la causa>
Finito di mangiare la ragazza tornò di sopra, augurandosi di sognare Haku per una buona volta.

La sveglia suonava da un quarto d’ora, ma non si era ancora svegliata. Finalmente se ne accorse. Aveva sognato Senza Volto, perciò era di buon umore, certo, non era come sognare Haku, ma era la prima volta da secoli che l’immagine di un amico le entrava tanto chiaramente in testa.
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Messaggio  caci-sama Sab Mar 08, 2008 11:51 pm

(pag 3-5)
Per precauzione fece un piccolo schizzo, così non si sarebbe dimenticata i particolari, e arrivò immancabilmente tardi a scuola.
All’entrata scorse Narumi, che stava parlando con un ragazzo alto, dai capelli corti e scuri, non l’aveva mai visto prima di allora.
Cercò di non farsi notare per lasciare all’amica la sua privacy, chissà che non fosse proprio il ragazzo che stava cercando. Ma lei la vide, e le fece cenno di avvicinarsi.
< questa è la mia amica Cihiro> presentò Narumi. Lei alzò lo sguardo per vedere lo sconosciuto, aveva gli occhi verdi, i capelli neri e non era niente male, tutti i pensieri si confusero nella sua testa...era Haku!!
< piacere di conoscerti, mi chiamo Iguchi, sono in quarta> le sorrise. Non era Haku, in effetti non gli somigliava per niente, si faceva prendere troppo la mano, non era possibile che Haku fosse lì.
Narumi interruppe il filo dei suoi pensieri < stavo appunto discutendo con lguchi sui folletti, sai, lui crede negli spiriti>
< si, sono contento di avere trovato qualcun altro che ci crede.>
< ehm, bene> fu l’unico commento che riuscì a formulare Cihiro, ancora scossa per l’intensità delle emozioni provate prima, si rendeva conto solo ora di quanto volesse rivedere Haku.
<beh, ora dobbiamo andare a lezione, piacere di averti conosciuto Iguchi> concluse Narumi.


Un’altra mattinata noiosa, il compito era abbastanza facile, se la cavava bene a scuola, anche se i professori non erano contenti del fatto che non fosse quasi mai attenta.
Si avviò verso casa come al solito accompagnata da Narumi, che stava elogiando Iguchi, perché anche lui riteneva che i folletti influissero nella vita di tutti i giorni.
Arrivata a casa si buttò sul letto, sfinita, era da sei anni che aveva lasciato il mondo degli spiriti, da sei anni che sognava di rivedere Haku e gli altri. Non riusciva bene nemmeno lei a spiegarsi questa nostalgia, ma dopo averci pensato tante volte era arrivata alla conclusione che per lei era una casa. Tutti l’avevano aiutata nei momenti più difficili, e insieme a loro ce l’aveva fatta a riportare alla normalità i genitori.
Già, i genitori … forse non se lo meritavano nemmeno, sembrava che per sua madre l’unica cosa positiva di avere una figlia fosse potersi vantare con le amiche di quanto fosse brava a scuola, a quello, e a quell’altro. La maggior parte delle volte non era nemmeno vero. Suo padre invece non c’era mai, era sempre a lavoro, e quando tornava era spesso di cattivo umore.
Confrontò lo schizzo di senza volto di quella mattina con quelli precedenti, completamente differenti, si chiese se avrebbe riconosciuto gli altri, probabilmente no, ma che importanza aveva se non li avrebbe più rivisti?
Di nuovo a scuola, che noia, per fortuna l’inverno era quasi finito, tre mesi e mezzo e finalmente sarebbero arrivate le vacanze estive.
< Cihiro, hai sentito? In questi giorni muoiono molte persone qui nei dintorni, ma non hanno saputo dare alcuna risposta sulle cause> disse Narumi
< si, alcuni dicono che dev’essere colpa di una nuova malattia, o di un avvelenamento per l’inquinamento, ma nessuno muove un dito> aggiunse Iguchi, ormai il ragazzo si fermava spesso a parlare con loro. A Cihiro faceva un effetto strano. Era carino e simpatico, e anche se i due non si somigliavano le ricordava Haku. Le faceva piacere quando stava con loro, ma provava anche dispetto, come se le disturbasse avere intorno una parodia dell’amico.
< potrebbe essere colpa di qualche folletto dispettoso>
< non credo Narumi, i folletti non arrivano a fare certe cose, uccidono solamente se l’uomo li offende gravemente.>
<allora deve essere un’altra creatura …>
Cihiro li ascoltava senza proferire parola, sapeva bene che gli spiriti non avevano alcun motivo per uccidere gli umani in quel modo, poiché attaccavano solamente chi entrava nel loro territorio.
< magari invece è solo una malattia> si risolse a dire.
Narumi la guardò un po’ sorpresa, Cihiro capiva l’amica, proprio lei che aveva avuto un’esperienza nel mondo degli spiriti non credeva a una cosa del genere?
Anche se era irrazionale la ragazza era irritata, cosa ne sapevano quei due degli spiriti? Come potevano fare queste congetture senza saperne niente? Forse sarebbe stato meglio avere un’amica che non credeva in queste cose, così da non sentire continuamente parlarne.
Tornarono in classe. Narumi si accovacciò per cercare il libro di matematica in cartella, < oh no!> esclamò balzando in piedi.
<che c’è?> chiese sorpresa Cihiro.
< un folletto mi ha nascosto il libro!! E ora come faccio? Devo ripassare per l’interrogazione!>
< non è che lo hai lasciato a casa?>
< no, è stato un folletto! Lo so! Di questi giorni mi prendono spesso di mira! Devo stare calma, altrimenti ci prenderanno gusto e non me lo renderanno mai!!>
Cihiro era scettica, ma decise di lasciar correre. < ti presterò il mio …>.
Mentre tornavano a casa notò che l’amica era stranamente allegra, < che c’è Narumi? Come mai così di buon umore?>
< mi piace Iguchi, secondo te lui cosa ne pensa di me? >
< beh, non saprei, magari gli piaci …> il pensiero la infastidiva, anche se non lo fece trapelare dal suo comportamento, forse piaceva anche a lei Iguchi.
Un’ ombra le sfrecciò accanto, riuscì a scorgerla con la coda dell’occhio. Si voltò per vedere chi era, ma doveva aver girato nel vicolo poco più indietro, perché non ce n’era traccia.

Anche quella notte sognò Senza volto. Era immobile e muto, la sua faccia non esprimeva emozioni, e fin lì tutto era normale. Ma Cihiro sentiva nella sua testa un grido angosciato, una richiesta di aiuto. Capì che quel grido veniva da Senza volto, sembrava un grido fatto di mille voci, e improvvisamente la faccia di Senza volto mutò, e mutò ancora, prendendo la forma di tante facce differenti.
Cihiro si svegliò di soprassalto, guardò l’orologio, era notte fonda. Sentiva l’impulso irrefrenabile di tornare nel mondo degli spiriti, andare a vedere se stavano tutti bene, soprattutto Senzavolto, ora più che mai.
Si costrinse a restare a letto, sapendo di essere infantile, non poteva tornare là soltanto perché aveva fatto un brutto sogno. Si faceva condizionare troppo, era ovvio che pensandoci tanto spesso e intensamente gli amici visitassero i suoi sogni.
Aspettò l’ora di alzarsi guardando il sole che sorgeva dalla coltre di nubi. Si soffermava spesso a osservare il cielo quando era limpido, le piaceva, quella distesa immensa e azzurra le dava un senso di libertà, e le nuvole sembrava tanto pigre, lassù appese, senza un motivo apparente. E poi il cielo copriva tutto il mondo, tutti i mondi …
Aveva voglia di volare, ma ritenne che buttarsi dalla finestra non fosse un buon modo per provare l’ebrezza del librarsi nel cielo. Così rimase ancora un po’ appoggiata al balcone, poi scese giù.
Trovò la madre al cellulare. Bizzarro, erano le sette di mattina, chi è che chiama alle sette di mattina?!
<Cihiro, la nonna si è sentita male stanotte, mi ha appena telefonato la vicina di casa>.
La nonna, l’unica persona in famiglia con cui lei si trovava bene.
Abitava in campagna, isolata dal mondo intero. Non andavano a trovarla da tantissimo tempo. Tutta colpa di sua madre, lei la odiava, fin da quando era ragazza, poiché la nonna adorava stare in campagna, mentre lei avrebbe voluto abitare in città, a contatto con la gente, con la moda, con gli uomini ricchi e affascinanti … e poi riteneva che avesse perso qualche rotella con il passare degli anni.
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Messaggio  caci-sama Sab Mar 08, 2008 11:54 pm

(pag 6-9)

Beh, in effetti la nonna era un po’ stramba, e spesso soggetta a repentini cambiamenti di umore, ma comprendeva meglio di chiunque altro Cihiro, e alla ragazza avrebbe fatto piacere parlarle un po’, e confessarle le sue ossessioni.
< è stata trasferita in ospedale, oggi, dopo la scuola, andremo a trovarla.> continuò la madre.
< dov’è stata portata?>
<a Heikeri, in campagna non ci sono ospedali>
Cihiro cercò di non dare a vedere il proprio turbamento. Heikeri, dove una volta scorreva il fiume Hakuhaku, dove aveva incontrato per la prima volta Haku.
A scuola vide Narumi tirare fuori il libro di matematica.
< ah! Allora i folletti te l’hanno reso?> chiese sarcastica.
< si per fortuna!! Pensa che quei birboni me l’avevano messo sulla scrivania in camera! >
Cihiro rise sotto i baffi, come aveva detto lei, l’amica l’aveva lasciato a casa.


Il paesaggio scorreva veloce, avevano preso il treno perché Sakura non aveva la patente.
Guardò le file di case tutte uguali che si susseguivano fuori dal finestrino con distacco. Era tutto uguale, di una monotonia esasperante. Tutto era uguale, le case, i giorni, le ore, i minuti. Cihiro guardò il tempo che scappava via mangiandosi i kilometri che la separavano da Heikeri.
Si sentiva carica di aspettative, era come un segno del destino dover andare proprio là. Lei non credeva nel destino, ma stavolta si sentiva che qualcosa sarebbe successo.
Scesero alla stazione, l’ospedale era molto vicino, sarebbero bastati pochi minuti per arrivarci.
Si persero tra le strade affollate e opprimenti di quell’enorme città.
Heikeri era una metropoli nuova e moderna, stile americano, con grattacieli di cui non si vedeva la fine, e si perdevano nel grigiore della foschia causata dallo smog e dai fumi delle fabbriche.
La gente andava sempre di fretta, si urtava tra loro come un gregge di pecore al pascolo.
L’unica attrazione e anche l’unico spazio verde, era il parco dove una volta scorreva il fiume Hakuhaku. Adesso anche quello era stato chiuso, per fare spazio all’enorme grattacielo della Yotsuba, una delle maggiori ditte dei dintorni.
Passarono per uno dei tanti ponti che una volta servivano a unire la città, spaccata di due dal fiume; adesso sotto c’era solamente una voragine di terra asciutta.
Cihiro sentì il suo cuore stringersi, ogni aspettativa per la giornata si dissolse all’istante. Cosa si era illusa di trovare? Pensava forse che avrebbe incontrato Haku lì? Che fosse rimasta una traccia di lui? Che stupida che era stata…
Affrettò il passo costringendo la madre a rincorrerla per non perderla di vista. Finalmente arrivarono all’ospedale. I corridoi illuminati da luci gialle e dall’aria malsana resero ancora più tetro l’umore di Cihiro.
Entrarono nella stanza dove riposava la nonna.
Alla ragazza scappò un sorriso. Le finestre erano aperte, e davano sul minuscolo prato verde del cortile retrostante all’edificio. La luce limpida del sole illuminava la nonna, raggiante come sempre, che stava sgranocchiando qualcosa soddisfatta.
< ciao Sakura! Amore!! Ci sei anche te! Come sei cresciuta!!!> disse rivolgendosi alla ragazza.
<ciao nonna!> andò ad abbracciarla.
<mamma, non dovresti mangiare fuori dai pasti, qui è vietato!>
La nonna la guardò con aria colpevole, come una bambina scoperta nel fare una cosa proibita dai genitori. Poi sfoderò un sorrisone < non lo sanno mica! Non mi andava a pranzo, così l’ho tenuta per uno spuntino!> mostrò loro tutta allegra una mela.
Cihiro rise < fai in fretta a mangiarla sennò ti scoprono!>, sua nonna era come una bambina, forse era per quello che la madre la detestava tanto.
< non ti preoccupare, ho un nascondiglio segreto dove metterla!>rispose la nonna con fare cospiratorio e indicò la tasca del pigiama facendole l’occhiolino.
< insomma mamma! Cosa ti è successo? > chiese Sakura seccata.
< ah niente di che! Sono caduta dalle scale; siccome non riuscivo ad alzarmi ho strisciato fino al telefono e ho chiamato la vicina per sentire se poteva aiutarmi.> mimava il tutto con grandi gesti <poi la vicina è arrivata, mi ha visto per terra, si è fatta prendere dal panico, ha chiamato l’ambulanza e mi hanno portato qui. Hanno detto che ho un ginocchio lussato. Secondo te cosa significa? Comunque credo che fra un po’ tornerò a casa, ne ho già abbastanza di questo posto, è opprimente!
Sakura sospirò. Cihiro sapeva bene che non sarebbe venuta per così poco se lo avesse sospettato. Lei d’altra parte era contenta che fosse andata così, per quanto l’avesse rattristata tornare a Heikeri.
La nonna, ormai sull’ottantina, mostrava sempre la sua vitalità incredibile. Si mise a discutere del più e del meno. Chiese a Cihiro come andava a scuola e di raccontarle un po’ di sé. Non appena Sakura se ne andò per parlare un po’ con il dottore, Cihiro le domandò se credesse negli spiriti, e le due cominciarono ad affastellare ipotesi sulla loro esistenza e i loro modi di vita.
La ragazza non ebbe il coraggio di rivelare alla nonna la propria avventura. Ma si scoprì a scherzare piacevolmente sugli spiriti come non si era mai permessa di fare prima. E la nonna si sbellicò dalle risate quanto lei ipotizzò che gli spiriti andassero alle terme.
Poi la madre tornò, e le due si zittirono all’istante poiché sapevano che lei non tollerava certi discorsi.
Quando venne il momento di salutarsi Cihiro era triste, le dispiaceva lasciare la nonna, che sarebbe tornata il giorno dopo nella sua casa in campagna, di nuovo sola.
La nonna le chiese di avvicinarsi, e le portò le mani all’orecchio come fanno i bambini per rivelarsi un segreto, sussurrandole < ricorda cara Cihiro, quando verrà il momento di fare una scelta che ti cambierà la vita, dovrai valutare bene i desideri del tuo cuore, e ciò che più rimpiangeresti una volta lasciato.
Poi l’abbraccio, e la spinse dolcemente verso la madre in attesa.
La ragazza non capì il perché di quelle parole, e si avviò verso la porta chiedendosi cosa volesse intendere la nonna.
<Ciao Sakura> salutò ancora una volta quest’ultima, <addio Cihiro>
Lei si voltò di scatto, e guardò intensamente la vecchia. Il suo sguardo, dietro l’aria un po’ infantile era saggio, e Cihiro ebbe l’impressione che avesse capito i suoi tormenti.


<ragazze!!! Domani è domenica! Andiamo a fare una passeggiata??>
Cihiro si risvegliò di soprassalto, si era appisolata durante la lezione, e non si era nemmeno accorta che la campanella dell’intervallo era suonata.
A parlare, o meglio a gridarle nell’orecchio era stato Iguchi.
<si dai Cihiro! Andiamo!> Narumi era entusiasta.
Cihiro era ancora intontita, quella notte non era riuscita a dormire che poche ore, tra il troppo rimuginare sulle enigmatiche parole della nonne, e sul fatalistico addio, tra che Senzavolto aveva nuovamente infestato i suoi sogni.
Comunque riuscì a rispondere un “sì”
< bene, bene! Ho giusto in mente dove andare!! Poco lontano da qui c’è una specie di bosco, dove si dice abitassero molti spiriti!> continuò Iguchi.
Ma Cihiro non lo sentì perché si era già riaddormentata.
Allora il ragazzo passò un braccio intorno alle spalle di Narumi, che arrossì violentemente <che ne dici? Magari spunta fuori anche un folletto!> continuò.
<perfetto!> esclamò quella.
Poi i due fissarono i dettagli mentre Cihiro continuava il suo pisolino.

Così il giorno dopo Cihiro e Narumi si avviarono nella piazza centrale del paese, dove le aspettava Iguchi in macchina. Ormai era primavera, era una giornata perfetta, il cielo era limpidissimo, e solo due nuvole pascolavano nel’azzurro in lontananza. Si guardarono intorno attentamente prima di salire, poiché i genitori non avrebbero certo gradito sapere che le figlie erano partite sull’auto di uno sconosciuto.
In macchina i tre conversarono allegramente. Cihiro si risolse a chiedere < ma dove andiamo, tanto per sapere?>
Iguchi rise <l’ho detto ieri bell’addormentata! Andiamo ai margini di un bosco qui vicino, dove si trovano alcune case in cui riposano gli spiriti, almeno così dicono i detti locali, sembra intrigante no?>
Cihiro impallidì. Non voleva tornare là, rischiavano di trovare l’entrata del mondo. Sarebe riuscita a trattenersi dall’entrare una volta lì davanti? Sapeva già di no.
Narumi la scosse <ehi! Qualcosa non va?>
Non aveva mai spiegato all’amica come aveva fatto a arrivare al mondo, e pensò che non posse il caso di farlo ora, altrimenti lei avrebbe voluto sicuramente entrare.
<niente, è solo che fa un po’ paura, non tutti gli spiriti sono benevoli> disse infine.
Iguchi rise, poi cambiò argomento e la ragazza gliene fu grata, Narumi pendeva dalle sue labbra.
Cihiro fece caso solo in quel momento a quello che indossava l’amica: aveva una maglia a maniche corte molto scollata, dato che le temperature primaverili lo permettevano. E si era anche truccata! Cosa veramente insolita, era proprio decisa a fare colpo su Iguchi.
Poi guardò meglio anche lui. Il vento che entrava dal finestrino aperto gli scompigliava i capelli neri, i suoi occhi verdi e ridenti scintillavano, e dalla bocca di intravedevano i denti bianchissimi e perfetti mentre parlava.
Era proprio bello, Cihiro non riusciva a distogliere lo sguardo. Si, piaceva anche a lei.
Non avrebbe mai avuto il coraggio di dirlo a Narumi.
Il ragazzo accese la radio, trasmettevano un notiziario.
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Messaggio  caci-sama Dom Mar 09, 2008 12:10 am

(pag 10-11)
<… ancora venti morti nell’arco di una settimana, ancora non è stata identificata la causa dei decessi…> la voce che parlava si sostituì alla musica, Iguchi aveva cambiato stazione.
<stavano parlando della nostra città, è vergognoso che non si faccia qualcosa, ma finchè non si scopre qualche dettaglio non possono fare niente, forse poi ci faranno evacuare la zona. Ma ancora non è accertato che non sia una malattia contagiosa> le informò Iguchi.
Già , quelle morti senza motivo apparente continuavano, era inquietante, Cihiro ebbe un fremito involontario.

Sfortunatamente erano ancora le tre quando giunsero al posto indicato da Iguchi, Cihiro avrebbe desiderato rimanere tutta la giornata in auto, o almeno arrivare così tardi da non potere esplorare attentamente il territorio.
Si incamminarono nel bosco, attraverso un piccolo sentiero. La luce filtrava tra i rami disegnando ghirigori d’oro a terra, l’aria era profumata di terra bagnata, e sopra intorno sentivano movimenti furtivi di creature che si scostavano intimorite al loro passaggio.
I tre continuarono a scherzare camminando, poi si imbatterono in strane costruzioni di pietra, che sorgevano tra l’erba, incastrate in una parete di terra. Erano simili a tegole, conficcate per lungo dentro il terreno.
< ecco le prime case degli spiriti> sussurrò piano Iguchi, forse per soggezione, forse per non rompere il magico silenzio che regnava in quel momento. A Cihiro pareva di sentire una musica lontana, dolce e ultraterrena, un attraente richiamo verso il folto del bosco. Gli altri due parvero non accorgersene, e Cihiro si chiese se non fosse semplicemente la sua immaginazione che lavorava troppo.
Ruppero l’atmosfera con i loro passi, ogni rametto che finiva schiacciato sotto i loro piedi sembrava un rumore tanto alto da ferire gli orecchi.
Passarono accanto a una statua corrosa dal tempo. Chissà da quanto era lì, vigile e altezzosa, sembrava lanciare sguardi di disapprovazione agli intrusi che avevano osato calpestare il suolo lì intorno.
Ancora quella musica, strana e invitante, ma soltanto Cihiro la sentiva. Iguchi sembrava profondamente turbato, Narumi si stringeva al suo braccio lanciando si occhiate furtive intorno. Ma continuavano ad avanzare. Cihiro si teneva dietro, capì che doveva agire in fretta, poiché la magia che li spingeva inconsapevolmente verso l’entrata del mondo era già in atto.
Il sentiero confluì con una strada più ampia, e ricoperta da pietre, Cihiro la riconobbe subito, non poteva dimenticarla, di lì a poco sarebbero arrivati alla porta.
Si fermò di scatto.
< ragazzi, credo di sentirmi male, forse è meglio se torniamo indietro!> ansimò. Gli altri due non stentarono a crederle, visto che la sua faccia era ormai cinerea.
< si, in effetti è da prima che sei molto pallida Cihiro. Meglio se torniamo indietro> disse Iguchi.
E si girò per tornare indietro. Narumi sembrava reticente a mollare la sua esplorazione, ma non osò contraddire il ragazzo.
Ripresero il sentiero precedente, Iguchi prese a braccetto entrambe le ragazze, sorreggendo un po’ Cihiro, che ancora non si era ripresa.
Camminarono per un po’, ma non incontravano più la minacciosa statua di prima. Si guardarono intorno, non riconobbero niente di quel sentiero, e le loro tracce erano del tutto svanite. Cominciarono a chiedersi se non avessero preso il sentiero sbagliato. Continuarono comunque per quella via, troppo intimoriti per tornare indietro. Era come se, dopo aver osato tanto, non ci fosse modo di ritornare a casa, il guardiano del luogo li stava punendo per le loro trasgressioni. Si fecero prendere dal panico, Narumi singhiozzava silenziosamente attaccata al braccio di Iguchi.
Cihiro era la più calma, sentiva la musica allontanarsi, diventare più fievole, e questo le bastava.
Dopo quella che sembrò loro un’eternità rincontrarono la statua. La sorpassarono in fretta, e ritrovarono anche le costruzioni.
Rassicurati, procedettero più spediti e finalmente arrivarono alla macchina.
< Cihiro siedi davanti, è meglio.> disse Iguchi. Narumi sembrava un po’ irritata dalle attenzioni che il ragazzo riservata alla ragazza, ma dopotutto era sua amica, e perciò era preoccupata anche lei, così non fiatò.
Quando uscirono all’aperto dalla coltre di alberi respirarono a lungo l’aria frizzante dai finestrini aperti. Adesso il bosco sembrava loro opprimente e tetro. Il sole era sceso, e l’orologio dell’auto segnava le sei. Si sorpresero, il tempo era volato.

Cihiro guardava il paesaggio dal finestrino aperto, accecata dal vento, in silenzio. Anche gli altri due rimasero in silenzio, ascoltando la musica della radio. Arrivarono alle prime case del paese. La ragazza scorse una sagoma nera scivolare fluida, per poi sparire. Un’allucinazione, dopo tutte le emozioni della giornata?
< vi accompagno fino a casa, non mi sembra il caso di farti camminare tanto da sola Cihiro> disse Iguchi.
Le ragazze non avevano niente in contrario, a quell’ora erano sicure che i genitori non fossero a casa.
Prima scesero Narumi, che abitava poco lontana dalla piazza centrale.
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Messaggio  caci-sama Dom Mar 09, 2008 1:47 pm

(pag 12-13)
Poi Cihiro mostrò al ragazzo la strada per arrivare a casa. Vi giunsero dopo due minuti.
Lei stava scendendo dalla macchina ferma, ringraziando e salutando.
<aspetta Cihiro, risali un secondo> le disse Iguchi. Lei obbedì, lasciando la portiera aperta.
<tutto bene?> le chiese gentilmente, avvicinandosi un po’. La ragazza annuì confusa.
Lui le si avvicinò ancora, e le sussurrò all’orecchio <è da quando ti ho visto la prima volta che mi piaci, lo sai?>
Cihiro si voltò verso di lui. I loro visi erano vicinissimi, troppo vicini.
Le piaceva, ma Narumi? Come avrebbe reagito l’amica se avesse saputo cosa stava succedendo?
Iguchi le sfiorò le palpebre con le dita, facendole chiudere gli occhi.
La ragazza sapeva bene che stava per baciarla, sentiva il suo respiro fresco vicino alla gola.
Eppure aveva sempre creduto che quando sarebbe arrivato anche per lei il momento del primo bacio, il cuore le sarebbe batutto forte, e sarebbe stata enormemente felice, si scoprì invece solo turbata.
Iguchi risalì lentamente dalla gola, sfiorandola con le labbra, arrivò al mento, ma Cihiro si scostò di scatto.
Aveva capito, non era il ragazzo a piacerle, ma ciò che lui le ricordava di Haku.
Si maledisse, era così stupida. Si chiese se sarebbe riuscita ad amare qualcuno tranne lui. Tranne il ricordo sfuocato del suo volto, che la sua immaginazione aveva plasmato, durante il corso degli anni.
Uscì velocemente dall’auto mormorando un fievole < scusa … >. Sbatté la portiera e si avviò verso l’uscio di casa.
Iguchi aprì il finestrino da quel lato senza nemmeno scendere. Era furioso <stupida! quando ti ricapita uno come me?!pensi di essere tanto bella?? > le urlò contro. Poi ripartì sgommando, lasciandola pensosa sulla soglia.


Sognò di nuovo Senza volto. Stavolta il sogno era stato più particolareggiato. Invece di galleggiare in una fosca nebulosità l’amico le apparve sulla strada percorsa quel pomeriggio. Regnava il silenzio più completo. Poi cambiò scenario, al posto della strada si formò un paesaggio che Cihiro non ricordava di avere mai visto. Senzavolto stava nel mezzo a una radura, da dove passava un fiumiciattolo grigio. La terra era arida come se il fiume non trasportasse acqua bensì cenere. Lui protese una mano verso di lei, anch’essa catapultata nello strano posto. Il suo volto impassibile sembrava volerle trasmettere un’immensa tristezza. Il sogno terminò lì.

Dopo il sogno non era più riuscita a chiudere occhio. Così era rimasta a fissare il soffitto pensando alle parole di Iguchi. L’avevano ferita. Nessun ragazzo aveva mai mostrato interesse per lei, perciò forse le sue parole erano vere. Forse si sarebbe dovuta accontentare, in fondo Iguchi era bello, più di quello che lei si meritava. Ma non aveva senso stare con uno per cui non provava nulla.
La mattina arrivò a scuola più assonnata che mai. Narumi le chiese subito come stava. Poi le rivelò che il giorno prima dovevano avere attirato l’attenzione di un altro folletto, poiché le erano spariti gli occhiali da sole.
< Narumi, li hai sopra la testa…> sospirò Cihiro.
<oh, ma tu guarda!> si mise a ridere, < chissà quando me li ha messi quassù, questo folletto ha veramente un bel senso dell’umorismo!!>
Cihiro lasciò correre, questi episodi erano troppo frequenti per farci caso.
A ricreazione in classe entrò Iguchi, come al solito. Scoccò un’occhiata gelida a Cihiro, e la trattò freddamente. Narumi non si accorse di nulla, attratta dal ragazzo come una falena che svolazza intorno a una lampadina.
Dopo poco Cihiro si congedò dai due, accaparrando la scusa che aveva bisogno di un pisolino.
Li osservò distrattamente mentre conversavano amabilmente, e mentre Iguchi toglieva dal viso dell’amica un bruscolo immaginario, e lei quasi gli sveniva tra le braccia.

Mentre le due ragazze tornavano a casa Narumi le si rivolse entusiasta.
<Cihiro, non sai che bello! Iguchi mi ha chiesto di uscire soli sabato … non vedo l’ora! Secondo te devo comprarmi qualcosa di più elegante? Magari un vestito…> continuò a chiacchierare senza badare se l’amica la stava ascoltando.
Cihiro non sapeva cosa fare. Non poteva rivelare all’amica quello che era successo ieri, ne avrebbe sofferto troppo. E non caiva il comportamento del ragazzo. Perché fare in quel modo? Per farla ingelosire? Ne dubitava fortmente. Magari le piaceva davvero Narumi.
Il filo dei suoi pensieri si interruppe all’improvvisa comparsa di una figura nera in fondo alla strada. Si fermò di colpo, restando a bocca aperta. Tanto che Narumi smise di parlare e la scosse più volte, senza ottenere segni di vita dalla ragazza. La figura era ormai svanita ma Cihiro era certa di non essersi sbagliata. Era Senzavolto. Si chiese se non fosse impazzita del tutto. Cercò di pensare lucidamente, ma non ci riuscì.
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Messaggio  caci-sama Ven Mar 14, 2008 7:43 pm

(pag 14-16)
Finalmente si accorse che Narumi le stava massacrando la spalla, urlandole nell’orecchio.
<ahi!> disse distrattamente. Narumi sembrava sollevata, ma anche un po’ offesa, poiché si era accorta che l’amica aveva ascoltato ben poco di ciò che aveva detto.

Anche il giorno dopo Iguchi era appiccicato a Narumi. Cihiro, a cui era stato intimato dall’amica di lasciarli soli, non sapeva cosa fare. Così si mise a chiacchierare con gli altri compagni di classe.
Era i buoni rapporti con loro, anche se non ci parlava spesso. Si accorse così che l’amicizia con Iguchi era fonte di pettegolezzi in classe. Non se n’era mai accorta, visto che lei a Narumi spesso si appartavano, e certo gli altri non facevano congetture in loro presenza.
< nooo, ma allora quei due stanno insieme?> chiese Laila, lanciando occhiate furtive verso di loro.
Laila era la più pettegola in classe. Sapeva sempre tutto di tutti nella scuola, grazie alla sua fitta rete di amici e ex ragazzi.
< si, si potrebbe dire di sì …> rispose titubante Cihiro.
< beh, tanto non staranno per molto insieme, conoscendo il tipo …> osservò l’altra riferendosi a Iguchi.
< perché? Cosa intendi?>, chiese incuriosita.
< ma come? Lo sanno tutti! Iguchi si è fatto mezza scuola, è uno dei ragazzi più popolari, e nessuna gli ha mai detto di no. Prima si fa amiche le ragazze che gli interessano, dopo poco loro sono cotte come pere. Allora ci esce e poi le scarica, è fatto così. E a quanto pare ha fregato anche Narumi!> Laila rise.
Cihiro la guardò male, certe volte era insopportabile. Le altre ragazze continuarono a conversare, ma lei si allontanò per riflettere meglio, sedendosi al suo banco.
Che stupido Iguchi! Ecco perché era così arrabbiato quando gli aveva detto di no. Chissà quanto si era vantato prima del suo “record”: nessuno l’aveva mai respinto. Lei era stata la prima.
Magari il ragazzo non credeva nemmeno agli spiriti, ma aveva solo fatto finta per avvicinarle.
Non sapeva cosa fare, non poteva rivelare a Narumi quello che aveva scoperto, l’avrebbe ferita troppo. Ma l’avrebbe ferita anche essere scaricata poco dopo. Magari con lei Iguchi sarebbe stato diverso, magari le piaceva davvero, ma quante possibilità c’erano?
Decise che dopo avrebbe parlato all’amica, omettendo il fatto che lui ci aveva provato anche con lei.

Così quando le due ragazze stavano tornando a casa si risolse a dire < Narumi, credo che Iguchi…>
<oh Iguchi! Non sai cosa mi ha detto oggi!!!> la interruppe l’amica. E cominciò a raccontarle parola per parola tutta la sua conversazione.
<Narumi, aspetta …> le mise una mano sulla bocca, visto che era l’unico modo per farla zittire.
Finalmente l’amica la guardò con aria sorpresa, e si mise in ascolto.
< oggi Laila mi ha raccontato alcune cose sul conto di Iguchi> e le riferì per filo e per segno ciò che le aveva detto.
Narumi la guardò indispettita < e tu credi cosa dice lei? Iguchi non può essere così!!>
Cihiro la guardò esasperata, era proprio persa per quel ragazzo. Non poteva farla uscire con lui sabato, dopo le si sarebbe spezzato il cuore. Così con riluttanza le rivelò anche quello che era successo domenica pomeriggio.
< cosa?? Perché non me l’hai detto prima! Stronza!!! Lo sapevi che mi piaceva!!! Perché non l’hai fermato subito??! > Narumi cominciò a gridare, con le lacrime agli occhi, e gridò fino a sgolarsi, lanciandole insulti.
Cihiro restò in silenzio, sapendo che aveva sbagliato. Poi anche l’altra si chiuse in un silenzio offeso, non rivolgendole più la parola.
Le due ragazze si divisero come al solito per tornare alle rispettiva case. Narumi non la salutò nemmeno, e la ragazza sperò che la perdonasse presto.


Svoltato l’angolo della via si ritrovò davanti una scena agghiacciante. Senza volto, il suo amico Senza volto … stava inghiottendo un umano!! Rimase bloccata, avrebbe voluto gridare, ma non era cosciente di avere una bocca, avrebbe voluto correre per fermare quello scempio, ma non aveva le gambe. Rimase a fissarlo, non potendo nemmeno distogliere lo sguardo, i comandi del suo corpo erano completamente disconnessi.
Poi Senza volto risputò l’uomo e si voltò verso di lei.
La guardò a lungo, con la sua faccia inespressiva. Poi scivolò via silenzioso, per svanire poco più in là.
Cihiro sentì le ginocchia cedere. Ma si costrinse a rialzarsi e si avviò barcollante verso l’uomo accasciato a terra. Il suo volto era cinereo. Senza espressione. Il suo cuore non batteva più. La ragazza si chiese chi fosse, e che vita avesse fatto prima di morire così, senza preavviso, senza aver potuto fare nulla, senza aver salutato i suoi cari. Che magari lo aspettavano per il pranzo, chiedendosi perché non arrivasse.
Poi le ritornò in mente che era stato Senza volto. Il mondo le cadde addosso. Era lui la causa di tutte quelle morti? Per quale motivo? Doveva andare subito nel mondo degli spiriti, doveva capire, aveva bisogno di capire!!
Quante volte aveva sognato di tornare là, per riabbracciare tutti. Adesso che doveva tornarci tutto aveva perso ogni attrattiva.
Era sconvolta. Tornò a casa lentamente, muovendosi come un automa.
Tentò di calmarsi e si distese sul letto. Ma non ce la faceva. I pensieri vorticavano impazziti nella sua mente. Mescolandosi senza logica. Sarebbe voluta partire subito. Ma non poteva, aveva litigato da poco con Narumi, e prima doveva farsi perdonare. Non era sicura di voler tornare a casa una volta varcata la soglia del mondo degli spiriti.
Decise che sarebbe partita non appena tornata da scuola, senza nemmeno ripassare da casa. Di salutare i genitori le importava il giusto.
Così preparò lo zaino in trance. Non vi mise i libri, ma ciò che ritenne necessario per il suo viaggio: dei vestiti di ricambio, un po’ di cibo, altri utili oggetti e un foglio con su scritto il proprio nome, perché nel mondo degli spiriti la conoscenza del proprio nome era fondamentale, e conoscere quello degli altri dava un certo potere sulla persona. Meglio essere cauti, perché in quella terra strana poteva succedere di tutto.
Una volta messo tutto dentro, non sapendo più cosa fare si stese nuovamente sul letto, ascoltando l’orologio scandire i secondi, i minuti, le ore …

La mattina dopo era inquieta. Non aveva dormito e la notte le era sembrata un’eternità.
Fece una colazione abbondante, per quanto non avesse fame e a ogni boccone l’assalisse la nausea.
Salutò i genitori sorprendendoli con un bacio sulla guancia. La guardarono inespressivi, troppo immersi nelle loro preoccupazioni e nel loro egoismo per capire che qualcosa nella figlia non andava.
Arrivata a scuola insolitamente in anticipo si accorse che Narumi, che arrivava sempre presto, non c’era. Si chiese se fosse perché non voleva vederla, ma le sembrò assurdo, sapendo bene che l’amica non sarebbe mai arrivata a tanto.
Entrata in classe qualche compagno le corse incontro.
Laila le poggiò una mano sulla spalla, con l’aria di chi capisce tutti i problemi che affliggono le persone. Cihiro li guardò con fare interrogativo, perché le si ammassavano tutti addosso? Proprio oggi che le mancava l’aria.
< ci dispiace …> disse Hamori, una ragazza sempre solare e attiva. Ma stavolta non sorrideva.
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Messaggio  caci-sama Ven Mar 14, 2008 7:46 pm

(pag 17-18 )
Cihiro capì che c’era qualcosa di sbagliato, ma cosa?
< scusate, io non capisco …> sussurrò infine. La voce le mancava.
< beh, per Narumi no? Immagino quanto tu ne soffra …> le risposero.
Come facevano a sapere del loro litigio? E perché tutti se ne preoccupavano? Certo non poteva essere stata Narumi a raccontarglielo. Era sempre più confusa, li guardò smarrita.
<non capisco, come fate a sapere? >
< dalla Tv, è ovvio, ti senti bene?>
La ragazza li guardò terrorizzata. Dalla Tv … un litigio non poteva finire in televisione.
< mi sembra che tu non lo sappia, Narumi è morta ieri pomeriggio, sul tardi> informò Laila. Disgustoso, trovava il piacere di essere la prima a rivelare una nuova anche in quel momento.
Dapprima Cihiro la guardò senza capire. Poi la verità le precipitò addosso, come una valanga travolge un incauto viandante.
Scappò via dalla classe. Corse fra i corridoi, cercando di non pensare, altrimenti il dolore l’avrebbe raggiunta. Adesso non c’erano altre soluzioni. Doveva andare subito da Senza volto, e spaccargli quella stupida faccia. Una rabbia come non ne aveva mai provata l’assalì.
Si diresse versò l’uscita della scuola senza riuscire a placare la sua ira. le lezioni non erano ancora iniziate, e se non avesse incrociato nessun custode non avrebbe avuto problemi ad uscire da scuola. Poi le venne in mente un pensiero pratico. Lei non aveva la minima idea di come arrivare al bosco che nascondeva l’entrata al mondo degli spiriti.
Fece dietro-front, ma non si diede per vinta. Le balenò in mente un’idea.
Spalancò la porta della quarta classe senza fermare il suo passo spedito.
< Iguchi! Vieni subito qui!! > urlò, senza preoccuparsi della figura che stava facendo.
Iguchi la guardò sbalordito. La seguì fuori dalla classe fra le risate dei compagni.
Non l’avrebbe fatto in altre occasioni, ma lo sguardo della ragazza era furioso, e il suo tono di voce non ammetteva repliche, tanto che non riuscì a opporsi.
< perché …> cominciò a dire il ragazzo.
Lei lo interruppe < non c’è tempo! Portami subito al bosco di Domenica, anzi, non subito, immediatamente!>
Lui si bloccò inebetito, la guardava sempre più sconcertato. Cihiro era sempre stata una ragazza calma, non si arrabbiava mai, né si offendeva. Si chiese a cosa fosse dovuto un cambiamento tanto repentino.
< allora ti vuoi muovere?! Cazzo, sarai pure utile a qualcosa!!>
Era arrabbiatissima, in collera con tutto il mondo. Sapeva che si stava comportando in maniera stupida e scortese, e questo la mandava ancora più in bestia.
La sua rabbia era il modo di proteggersi dal dolore che minacciava di sopraffarla se si fosse fermata. Era sempre più determinata a fare in fretta, correva per sfuggire dalle sue paure, dalla sua disperazione, dalla sua ignoranza. Per non pensare all’enormità della perdita dell’ amica, a quello che aveva fatto Senza volto, alle responsabilità di cui si stava facendo carico.
Si diceva che doveva calmarsi. Fermarsi per pensare coerentemente. Ma non ci riusciva.
Iguchi la accompagnò alla macchina, senza fiatare. Sfrecciarono per le vie. Il ragazzo era continuamente spronato ad accelerare dallo sguardo cupo di lei. Rabbrividì, Cihiro gli faceva paura.
Una volta arrivati, impiegando metà dal tempo di quella Domenica, lei scese dalla macchina alla svelta, sbattendo la portiera.
< torna a scuola e non dire a nessuno che mi hai accompagnato qui! > gli ordinò con fare autoritario. Si inoltrò a passo spedito nel bosco. Poi sembrò ricordarsi delle buone maniere e gli disse un <grazie>secco, con un enorme sforzo di volontà.
Iguchi la guardò finché non si perse tra il verde smeraldo del bosco illuminato dal sole mattutino, non voleva ammetterlo nemmeno a sé stesso, ma quella ragazza gli piaceva, e in quel momento avrebbe desiderato rincorrerla, per chiederle cosa stesse facendo, di tornare indietro con lui.
Si riscosse, e ripartì per tornare a scuola.


Cihiro guardò il sole riflettersi sulle foglie bagnate dalla rugiada. Perché il cielo era così limpido e azzurro? Perché non era tempestoso come il suo animo? Avrebbe desiderato che il cielo la accontentasse, come succedeva solo nei film.
Prese il sentiero che si perdeva fra il fogliame con la testa che le scoppiava di pensieri. Piano, piano, la pace e il silenzio che regnavano nel bosco le impregnarono il cuore. Si calmò, la rabbia svanì come era venuta. Non si accorse nemmeno di essere scivolata a terra, scoppiò a piangere. Pianse per tanto tempo, continuò a chiedersi perché il cielo non piangesse con lei, perché nessuno piangesse. Perché il bosco continuasse a rimanere impassibile, di fronte alla sua disperazione.
Infine si rialzò. Aveva perso la cognizione del tempo, ma si accorse di avere fame così si incamminò nuovamente mangiando qualcosa. Dovevano essere passate ore, poiché quando intravide il sole questo brillava alto nel cielo.
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Messaggio  caci-sama Ven Mar 21, 2008 4:54 pm

(pag 19-21 più un pezzo della 22, avventura di una grondaia)

Camminava lenta tra le piante, dopo il pianto si era sentiva spossata, ma era calata dentro di lei la pace. Si fuse con gli alberi, sentendosi parte di quel bosco, della vita che pulsava lì dentro, ma anche estremamente sola.
Dopo aver mangiato riprese un po’ di forze, e si avviò con più vigore verso la strada più larga, che ormai intravedeva fra le fronde.
Una musica affascinante le invase nuovamente i sensi. Si lasciò guidare da essa senza pensare, abbandonando la mente. Le sussurrava dolci parole di cui non afferrava il senso, ma che sentiva familiari e rassicuranti. La melodia le parlava di meraviglie e terre sconosciute. Cihiro si sentiva trascinata verso il fondo della via lastricata. Capì che la musica faceva parte dell’incantesimo che spingeva gli sfortunati mortali verso il centro. Quando era venuta lì la prima volta non l’aveva sentita.
Finalmente arrivò all’arco che la separava dal mondo degli spiriti. Ricordò quanto le fece paura la prima volta quel muro dipinto di rosso, sbiadito e scalcinato dal tempo. Era una paura irrazionale, visto che lei non sapeva cosa c’era aldilà, ma l’aiutò a sopravvivere.
Guardò la porta con bramosia, avendo desiderato per interi anni di tornarvi per varcarla.
Erano ancora le prime ore del pomeriggio. Secondo i suoi calcoli poteva farcela ad arrivare prima che gli spiriti si destassero e si accorgessero della sua presenza. Se si fossero svegliati prima di darle il tempo di nascondersi da Kamahaji sarebbero stati guai.
Cihiro, nella furia di partire, non aveva pensato a un vero e proprio piano. Non sapeva cosa avrebbe fatto una volta arrivata da Kamahaji, avrebbe dovuto improvvisare. Sicuramente non sarebbe potuta restare a lungo lì, poiché gli spiriti avrebbero fiutato il suo odore.
Attraversò l’arcata, e davanti si ritrovò un paesaggio bellissimo, che la prima volta non aveva potuto apprezzare, visto che era troppo preoccupata per farvi caso.
La leggera brezza scompigliava l’erba verde del prato che aveva d’innanzi. Il suo sguardo si perse in quello spazio infinito, interrotto solo dal letto asciutto di un fiume, che si sarebbe riempito di notte, trasformando l’intera vallata il un lago immenso, come Cihiro sapeva bene.
Ogni preoccupazione della ragazza si eclissò, si sentì minuscola di fronte a quel mare verde, che finiva solo per incontrarsi con il rosso del cielo che infiammava tutto con i suoi riflessi infuocati.
Si avviò con soggezione per il lieve pendio erboso. Passò il letto del fiume, e finalmente intravide le prime case della città degli spiriti. Si accorse di aver fatto male i conti, ormai era tardo pomeriggio, aveva le gambe doloranti e doveva attraversare buona parte della città.
Si avviò, costringendosi a un ritmo spedito, sentì un profumino invitante provenire da uno dei tanti ristoranti che la circondavano, e si avviò verso quella direzione, sperando di riconoscere da lì la strada per le terme. Vide il cibo degli spiriti, che non attendeva altro che essere gustato, ma resistette alla tentazione, e proseguì.
Quando ormai credeva di essersi persa intravide il ponte che univa le terme, circondate dal mare, alla città. Il sole stava calando, così Cihiro lo attraversò più alla svelta possibile, sentendosi vulnerabile e in vista. Barcollava poiché le gambe la reggevano a stento. Non era certo abituata a camminare per tanto tempo.
Proseguì rasente al muro, sperando che nessuno si fosse alzato prima del solito e trattenne il respiro, ispirando solo quando le era strettamente necessario.
Si concesse un sospiro sollevata quando raggiunse la scala pericolante tanto familiare, che l’avrebbe portata alle caldaie.
Scivolò lentamente di gradino in gradino. Non sentiva più le gambe. Dopo quella che le parve un’eternità arrivò alla porta da cui si accedeva alle caldaie.
Ormai era notte e lei era consapevole di avercela fatta per un pelo.
Aprì la pesante porta e attraversò la prima stanza. Le sovvennero all’orecchio i familiari rumori della fornace che girava e dei pallini di fuliggine che gettavano il carbone al suo interno.
Le sembrava un sogno, finalmente era tornata.
Kamahaji gridò un ordine ai suoi minuscoli servitori. Cihiro si sentì invadere dalla gioia e le ritornarono un po’ di forze. Fece una piccola corsa e finalmente intravide l’amico. Lui si girò e la guardò sorpreso.
<Cihiro?! Che ci fai qui? E come sei cresciuta! È incredibile! Ah già, tu sei un’umana … > si soffermò un attimo a riflettere.
< sei un’umana! Torna indietro! Non dovevi venire!> borbottò scorbutico.
Cihiro però non fece in tempo a salutarlo, cadde e si addormentò a terra esausta.
Kamahaji la guardò con dolcezza. Per quanto non l’avesse ammesso era molto contento che la ragazza fosse tornata. Le era mancata poiché lei aveva portato un po’ di calore e cambiamento dopo secoli di lavoro monotono e solitario.
La coprì con una coperta e la osservò dormire beatamente.
Cihiro si svegliò ad un grido.
< Cihiro! Come sono contenta di vederti!!!> urlò Rin. Come al solito era venuta a portare il pasto a Kamahaji.
< ehi Rin! Come va?> chiese lei ancora intontita.
<mah, si sentiva un po’ la tua mancanza qua!> disse quella stringendo la ragazza in un abbraccio.
Cihiro era contenta, finalmente si sentiva ben accolta e amata, come in una famiglia.
< insomma non ci hai ancora detto cosa ci fai qui. Non dovevi tornare> le ricordò Kamahaji. Rin sbuffò, e sussurrò un <guastafeste!>, troppo piano perché l’altro la sentisse.
< sto cercando Senza volto, avete avuto notizie di lui?> chiese rimanendo sul vago, non aveva voglia di spiegare tutto agli amici, rovinando quell’attimo di gioia, e loro per fortuna non fecero domande.
< a dire il vero è da quando te ne andasti da Lediba portandotelo dietro che non abbiamo risaputo niente> rispose Rin.
Cihiro evitò di chiedere di Haku. Era sicura che il ragazzo non si trovasse più alle terme, e si chiese se l’avrebbe mai rivisto. Lui gliel’aveva promesso, ma la ragazza dopo anni di riflessioni era arrivata alla conclusione che probabilmente gli avesse fatto quella promessa solo per farla tornare senza ripensamenti al mondo degli umani. Non si era accorto che così l’aveva illusa. Cihiro aveva passato quegli anni nella convinzione che un giorno di sarebbero rivisti.
Cercò di distogliere il pensiero dall’amico.
< beh, allora sarà meglio che vada da nonna Lediba per vedere se Senza volto è ancora lì> disse Cihiro.
< e come vorresti andare là?> chiese Kamahaji. < io non ho più biglietti per il treno.>
Cihiro si morse il labbro. Era un problema a cui non aveva pensato.
< prova ad andare da Bu! Magari ti aiuterà in qualche modo, è diventato molto influente qui alle terme! Dopo che sei andata via ha messo un po’ di sale in zucca quel bamboccione! >
Bu era il bebè gigante di Liubaba, la padrona delle terme e Cihiro era sicura che avrebbe fatto qualsiasi cosa per il suo amato bambino.
< ok! Andrò da Bu! > fece per avviarsi, impaziente di sapere qualcosa su Senza volto.
<si, però attendi il giorno sciocchina!!> le ricordò Rin. <adesso ti faresti scoprire subito!>
Così Cihiro si riaddormentò, e per la prima volta, dopo l’orribile scoperta, si abbandonò a un sonno tranquillo e senza sogni.
Si risvegliò quando ormai era quasi l’alba. Rin era venuta a scuoterla poco prima di andare a dormire.
< Cihiro! Sveglia! Tra poco devi andare … > le disse quella sbadigliando, per lei era invece ora di dormire. Le due si accomiatarono con un abbraccio, e la promessa da parte di Cihiro che prima di tornare a casa sarebbe passata nuovamente da lì, per salutarli.
La ragazza salutò anche Kamahaji e si avviò furtiva verso i piani superiori. Guardò bene intorno che non ci fosse più nessuno, prese alcuni ascensori, sorprendendosi nel ricordare perfettamente le varie stanze e dove portavano i corridoi.
Poi si ricordò che non poteva passare dall’ingresso principale della stanze dove alloggiava Bu se non voleva svegliare Liubaba, poiché anche lei dormiva lì. Così decise di passare da fuori come già una volta aveva fatto per raggiungere Haku ferito nello studio della padrona delle terme.
Quella via era pericolosa, poiché doveva lasciarsi andare da una finestra di due piani inferiore allo studio, atterrare sopra un tetto di lamiera e proseguire su una grondaia fino a una scaletta a pioli, che l’avrebbe portata fino alla finestra dei bagni di Bu. Sperò che avessero riparato la vecchia grondaia, poiché l’aveva rotta sei anni prima nel tentativo di arrivare sana e salva alla scaletta.
si concentrò su ciò che stava facendo, all’erta e pronta a nascondersi al minimo rumore. Vide la grondaia nuova, così scivolò dalla finestra sul tetto, e fin lì tutto ok. Poi si rese conto sgomenta che se la grondaia non ci fosse stata sarebbe rimasta intrappolata lì, o peggio ancora sarebbe caduta nell’acqua sottostante, tuffandosi dall’altezza di sette piani.
Proseguì cercando di appigliarsi al muro, e si preparò a rompere di nuovo la grondaia, certa che non avrebbe resistito nemmeno quella volta al suo peso. Ispirò profondamente e attraversò quel ferro dall’aria poco rassicurante più velocemente possibile. Si aggrappò alla scaletta con tute le forze che aveva. Quella corsa sospesa nel vuoto era sempre scioccante. La grondaia aveva valorosamente resistito.
Cihiro salì agilmente, finché non si ritrovò davanti la finestra del bagno, fortunatamente non era chiusa bene, e si aprì alla prima spallata. Scivolò dentro e si diresse verso la vecchia camera da letto di Bu, sperando che alloggiasse sempre lì.
Si concesse un sospiro di sollievo non appena vide una montagna di cuscini abbassarsi e rialzarsi, al ritmo del respiro dell’amico, che aveva sempre amato rifugiarsi sotto una coltre di morbidi guanciali.
Si tuffò in quel mare soffice alla ricerca della testa del bebè gigante, poi lo svegliò con cautela
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Messaggio  caci-sama Dom Mar 23, 2008 9:52 pm

pag 22-25
Si tuffò in quel mare soffice alla ricerca della testa del bebè gigante, poi lo svegliò con cautela, facendo in modo che non appena aperti gli occhi vedesse lei, che le faceva segno di stare zitto con il dito.
Bu spalancò gli occhi e la guardò esterrefatto senza riconoscerla, stava per gridare, quando finalmente mise a fuoco la ragazza e si accorse che era la vecchia amica. Si tirò su dalla montagna di cuscini.
< Cihiro! Non ti avevo riconosciuta, sei cambiata eh!> disse con entusiasmo.
<shh … Bu fai piano, se ci sente tua madre … > sussurrò lei < tu invece non sei cambiato quasi per nulla eh!>
Era vero, il bebè era pressoché identico. L’unica differenza era un piccolo ciuffino di capelli che spuntava sul davanti del testone enorme.
< guarda che la mamma dice che sto crescendo bene, e anche troppo in fretta! > disse quello un po’ risentito.
< ok, ok! ma abbassa la voce! >
Un pensiero le attraversò la mente. Cihiro si sentì mancare. È vero, gli spiriti non invecchiavano velocemente come gli umani, vivevano secoli, o anche millenni. Si era immaginata che Haku crescesse insieme a lei, ma pensandoci bene si accorse che era impossibile. Prima di incontrarla Haku aveva vissuto secoli, ed era ancora un ragazzino. Probabilmente non era cresciuto in quei sei anni.
Improvvisamente sperò di non incontrarlo più. Si sentì stupida, era suo amico, cosa cambiava se fosse rimasto com’era una volta? Avrebbe voluto rispondersi “niente”. Però sapeva bene che non era la stessa cosa, aveva sempre avuto la certezza che lui fosse il ragazzo che voleva, il ragazzo con cui sarebbe stata veramente bene. I suoi sogni erano andati in frantumi, si era resa conto della voragine che c’era tra un’umana e uno spirito. Lui sarebbe vissuto per altri millenni, lei sarebbe invecchiata e poi diventata polvere, svanendo dalla sua vita. Come una macchia di fango sul viso, lavata via dalla pioggia. Di lei non sarebbe rimasto più tracce, e lui l’avrebbe dimenticata, o gli sarebbe rimasto un ricordo sbiadito. Certo Haku avrebbe cercato una compagna spirito che potesse vivere con lui, e magari l’aveva già trovata. Cihiro sentì il suo cuore frantumarsi in mille pezzi.
Adesso si che non voleva rivedere Haku, sarebbe stata una sofferenza inutile! Quel viaggio rischiava di trasformarsi in un incubo.
< ehi Cihiro! Che fai? Perché ti sei buttata per terra? Vuoi giocare alla lotta? > la scosse Bu.
La ragazza si guardò intorno stordita, non capiva più cosa stesse succedendo, ma ebbe il buon senso di rispondere < no Bu! Grazie, un’altra volta eh …>
Si rialzò, mentre si era persa nei suoi pensieri era scivolata giù senza accorgersene.
< senti Bu, hai sentito nulla ultimamente di Senza volto?>
< no, l’ultima volta che mi ha scritto la zia non ne ha fatto menzione, ma credo che lavori ancora con lei, no? > rispose il bambino.
< no, credo che ehm … se ne sia andato > . Non aveva voglia di spiegargli quello che aveva visto. <ma dovrei accertarmene, per favore Bu, potresti aiutarmi per raggiungere le paludi dove sta la nonnina?? >
< ti fornirò un biglietto del treno, io non posso muovermi di qui, la mamma non sarebbe d’accordo, anche se adesso posso spostarmi per tutte le terme. Avevi ragione, non ci si ammala!!>
Cihiro ringraziò il cielo che lui non potesse venire, non che le dispiacesse la compagnia di Bu, ma aveva bisogno di stare da sola, per riflettere su ciò che aveva appena concluso.
< che facciamo? Giochiamo un po’? > chiese il bambino, visto che lei non gli rispondeva.
< Bu non sono dell’umore giusto … >
Ma il bebè insistette, così alla fine la ragazza si ritrovò in mano le carte degli spiriti, totalmente differenti da quelle umane, e impregnate di magia. Non capiva come si giocava, anche perché queste cambiavano spesso faccia, confondendola ancora di più.
Andò in bagno per controllare dalla finestra se non fosse ora di tornare indietro. Il sole stava tramontando. Si accorse solo in quel momento di avere tantissima fame.
Tornò da Bu in fretta, e si congedò dicendo < adesso devo andare! Sta per tramontare!>
< ok! ti farò avere i biglietti del treno giù alle caldaie prima possibile! Adesso seguimi, ti apro l’ingresso. >
Una volta fatta uscire Cihiro dagli appartamenti ritornò a dormire, per fingere di non aver mai incontrato l’amica.
Lei pensò che per quanto fosse ancora infantile, e volesse sempre giocare, il bambino era cambiato molto. Ed aveva imparato i lati positivi di essere nelle grazie di sua madre, che all’interno delle terme aveva il potere di un dio. Un dio estremamente avido e che badava solo ai propri guadagni.
Tornò alle caldaie, dove Kamahaji aveva avuto il buon senso di farle portare un pasto da Rin.
Mangiò sovrappensiero, le era sorto un altro punto interrogativo. La prima volta che era arrivata nel mondo degli spiriti aveva rischiato di svanire, non avendo mangiato il loro cibo. Si chiese perché quella volta non fosse successo. Ma lasciò presto perdere ogni tentativo di capire, aveva ben altre cose per la testa.
Conversò per un po’ con Kamahaji e con Rin, che ogni poco trovava una scusa per tornare alle caldaie. Poi si addormentò, sapendo che il giorno dopo sarebbe dovuta partire a tutti i costi, perché dalla sua velocità dipendevano molte vite umane. Si sentiva in colpa per essere rimasta una giornata intera senza avvicinarsi di un passo a Senza volto, che intanto stava probabilmente continuando le sue stragi.
Così il mattino dopo si avviò sui binari con in mano il biglietto per il treno. Sapeva già di dover scendere alla sesta fermata. Era sola, Rin e Kamahaji non potevano accompagnarla, essendo legati dal contratto a Liubaba. Quel tratto di strada sarebbe stato un’occasione per riflettere e capire cos’era quel peso che le opprimeva il cuore.
Era contenta di essere tornata lì, si sentiva a casa, per quanto fosse assurdo. Ma stavolta vi era tornata portandosi dietro un brutto fardello. Era preoccupata per ciò che stava facendo Senza volto, e per l’amico stesso, chiedendosi cosa mai lo spingesse a compiere quello scempio. Anche se cercava di non pensarci la morte di Narumi la rattristava immensamente. Il dolore per l’amica si mescolava anche al senso di colpa: se avesse scoperto prima cosa stava accadendo magari non sarebbe morta. E poi l’amica se n’era andata senza nemmeno perdonarla, l’ultimo ricordo di lei era la sua faccia offesa e rigata dalle lacrime.
Ora si era aggiunta anche la consapevolezza che lei e Haku non avrebbero mai potuto costruire un futuro insieme. Nella sua camera, dove tutto sembrava facile, e i contorni delle cose apparivano sfumati, aveva sognato tanto volte di rincontrarlo cresciuto. L’aveva immaginato bello come il sole, e tutto per lei, perché nei suoi sogni lui ricambiava appieno i suoi sentimenti.
Ma nella realtà, non era sicura nemmeno che l’avrebbe rivisto. E forse sarebbe stato meglio così.
Si riscosse appena in tempo per non perdere il treno, che si era fermato alla stazione galleggiante nell’acqua.
Salì senza badare a dove metteva i piedi. Tanto che cadde e picchiò il mento. Il doloroso pulsare della mascella la fece tornare perfettamente in sé.
Si sedette sul seggiolino, cercando di non perdersi nelle sue fantasticherie, sapendo che non doveva sbagliare fermata.
Il treno era quasi del tutto vuoto. Per gli spiriti quella era una delle ultime corse, visto che loro vivevano di notte. Quando ormai il sole stava tramontando Cihiro giunse a “fondo di palude”. Dove abitava Lediba.
Prese il sentiero che l’avrebbe condotta alla casa, sforzandosi di scorgere le eventuali buche nel terreno. La volta precedente il cammino le era stato rischiarato da uno spirito lanterna di Lediba, ma stavolta nessuno era venuto ad accoglierla.
Ammise di avere un po’ paura solamente quando si alzò il vento, ma tremava già da un bel pezzo, e non di freddo. I rami dei salici piangenti si muovevano a ritmo di una danza a lei impercettibile. Si sentì sfiorare la caviglia. Fece un balzo inorridita, pensando che fosse chissà quale creatura, per poi accorgersi che era una foglia portata dalla leggera brezza.
Affrettò il passo, ansiosa di raggiungere le luci calde della casa, e un bel piatto di zuppa che sicuramente le avrebbe preparato la nonnina. Lediba non era sua nonna, ma le aveva fatto sempre piacere che la chiamasse così, e la ragazza non aveva nulla in contrario. Il pensiero le ritornò alla vera nonna, in ospedale, e un piccolo sorriso le si disegnò sulle labbra.
Era notte inoltrata quando scorse la casetta. Affrettò il passo rinfrancata da quella vista, e arrivò lì in poco tempo.
La casetta era circondata da un recinto, che si interrompeva sul sentiero per formare un arco, a cui stava appeso lo spirito lanterna. Cihiro tentò di passare attraverso l’arco ma sentì una forte pressione che la respinse. Cadde e rotolò per una parte del terreno. Si massaggiò la testa dolorante, doveva averla battuta ripetutamente.
Si aprì l’uscio della porta.
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Messaggio  caci-sama Sab Apr 05, 2008 11:25 pm

(pag 26- 28)
< ehi! Tu!! Fermo lì!! Non puoi entrare! > sentì urlare una voce familiare.
< ohi ! nonnina sono Cihiro!!! > urlò la ragazza terrorizzata. Lediba sembrava intenta a prepararsi per un potente incantesimo.
< Cihiro??! > chiese quella sbalordita. Si avvicinò alla ragazza stesa per terra < ehi! Sei davvero Cihiro! Qualcuno che si volesse scambiare per te non ti avrebbe mai fatta così cresciuta! Vieni dentro, ti preparò un tè! >
L’aiutò ad alzarsi con braccia incredibilmente forti per essere una vecchina e la trascinò in casa.
Una volta messa a sedere l’ospite le raccontò le ultime notizie mentre le preparava un tè e una bella zuppa < scusami per l’accoglienza, ma questi sono tempi difficili, sono stata attaccata più di una volta da strane creature, anche se non capisco il perché. Sembra che siano spiriti dell’ombra. Sono assai potenti ma sono convinta che fossero sotto il comando di qualcuno. Una volta sono addirittura riusciti ad entrare in casa. Ma se ne sono andati senza fare nulla. È veramente strano. Adesso è da un po’ che non se ne vedono in giro, ma la prudenza non è mai troppa.>
Cihiro l’ascoltava a malapena, ancora intontita dal dolore alla testa. Mangiò la sua zuppa in silenzio. Poi chiese < nonnina, dov’è Senza volto? >
< beh, se n’è andato qualche tempo fa. Dopo la sua partenza mi sentivo un po’ sola, infatti adesso ho preso due apprendisti! >
< ma sai dov’è andato? > le chiese in ansia. Fino ad allora aveva avuto una piccola speranza che esistesse un sosia di Senza volto, ora aveva la certezza che era proprio lui.
< mi ha scritto un biglietto prima di andare via, diceva che sarebbe andato a casa. Non avevo pensato al fatto che potesse averne una, ma in effetti da qualche parte dev’essere nato. >
< non credo proprio che sia andato a casa …> sospirò la ragazza, stanca più che mai.
< mi pare di capire che ne sai qualcosa. > Lediba la guardò intensamente.
Cihiro le raccontò tutto, scoppiandole in lacrime tra le braccia. Finalmente sentì un peso andarsene, scivolare giù lento e caldo come la zuppa. Si sentì meglio. Adesso condivideva con qualcun altro la responsabilità di tutte quelle vite che poteva salvare fermando Senza volto.
< nonnina cosa posso fare?? >
< questa faccenda è molto sospetta, Senza volto è uno spirito a posto, e non capisco il perché sia andato nel mondo degli umani, visto che gli spiriti se ne tengono alla larga il più possibile, e soprattutto perché uccida tutte quelle persone, non ha senso! >
Cihiro la guardò disperata, dovevano fare qualcosa, ma non sapeva come.
Furono interrotte da strani rumori all’esterno.
< ah, ecco i miei apprendisti!!> esclamò Lediba.
La porta si spalancò, e la figura di un ragazzo si stagliò contro il cielo stellato.
Cihiro non aveva chiesto niente di Haku alla nonnina, la speranza le si accese nel cuore.
< ecco! Questo è Kingyo! > presentò Lediba, poi si rivolse al nuovo arrivato < ehi tu guarda! È Cihiro, quella di cui vi ho parlato tanto ed è venuta a trovarci!>
No, non era Haku. Cihiro sospirò, il ragazzo dimostrava più o meno la sua età, era abbastanza alto e magro, con i capelli ramati e gli occhi castano scuro, aveva una faccia simpatica e nel complesso non era sgradevole.
< piacere di conoscerti Kingyo > disse Cihiro.
Il ragazzo rispose sorridendo < piacere! E così sei tu Cihiro! La maestra ci ha parlato molto di te >
Un’altra figura entrò nella stanza spedita, era una ragazza, che si fermò sbalordita a guardare la ragazza. < questa invece è Byouki > informò Lediba.
< piacere Byouki, io sono Cihiro> disse la ragazza a disagio sotto l’occhio sorpreso dell’apprendista.
< ah, piacere. > rispose quella. Anche lei dimostrava la sua età, era carina, non troppo alta, bionda e con gli occhi verdi.
< forza, andate a rilassarvi, siete appena tornati da un lungo viaggio > li invitò amorevolmente Lediba, <avrete il tempo di conoscere meglio la mia ospite dopo una bella dormita >
I due ragazzi si avviarono al piano superiore dell’abitazione. Cihiro non era dello stesso parere della nonnina. Voleva partire al più presto per risolvere la faccenda.
< mi chiedo come abbia fatto Senza volto ad andare nel mondo degli umani, non tutti gli spiriti sono in grado. >
< dev’essere passato dall’ingresso che ho usato io, o magari volando, credo di averlo visto in aria. > disse Cihiro, ripensando alle ombre e ai guizzi che aveva intravisto in quei mesi, e che aveva creduto solamente allucinazioni.
< no, non intendevo questo, gli ingressi per il mondo degli umani sono molti, ma solo gli spiriti più potenti resistono nel vostro territorio, l’aria contaminata ci uccide. > rispose sovrappensiero Lediba, poi sembrò ripensarci un attimo < ehi,aspetta! Hai detto che Senza volto volava? Com’è possibile? >
Cihiro le raccontò ciò che aveva visto.
Lo sguardo della vecchia si rabbuiò < quello, o meglio quelli, non erano Senza volto, ma spiriti dell’ombra, temo che siano collegati al nostro amico. In effetti lui se n’è andato poco dopo che loro entrarono in casa, e da quel giorno non mi sorvegliano più...> si soffermò a riflettere < quello che non capisco è che legame abbiano con Senza volto. >
Cihiro si morse il labbro, la faccenda si complicava. Adesso saltavano anche fuori questo spiriti ombra, e lei non aveva idea di cosa fossero.
< allora cosa posso fare nonnina? > chiese ancora più disperata.
< credo che la cosa migliore sia chiedere consiglio al dio del fiume, uno degli spiriti più antichi e più saggi che vivano ancora, te la senti di andare fino a dove abita? >
< si! > finalmente qualcosa di chiaro da fare, Cihiro era più che determinata a mettere luce sulla faccenda.
< bene, ti farò accompagnare da Kingyo e Byouki. >
Cihiro tirò un sospiro di sollievo, ripensando alla paura che aveva provato poco prima da sola al buio. Poi andò anche lei a riposarsi.

Così all’alba Lediba svegliò i tre ragazzi e tutti insieme prepararono il necessario per partire. Avevano convenuto di viaggiare di giorno, visto che la maggior parte degli spiriti dormiva e così non li avrebbero disturbati.
Salutata Lediba i tre uscirono all’aria fresca del primo mattino, il sole era già alto nel cielo, ma non aveva ancora riscaldato del tutto la fresca brezza della notte, che si insinuava sotto gli abiti di Cihiro facendola rabbrividire.
Si fece illustrare il percorso che avrebbero dovuto percorrere per arrivare all’abitazione del dio del fiume.
< è semplice> disse Kingyo seguendo il percorso con il dito sulla cartina < proseguiremo verso ovest finché non incontreremo il fiume, poi risaliremo il suo corso fino alla sorgente, sul monte Kaigo, lì nei pressi si trova la casa. Non sappiamo dove per la precisione, ma la troveremo una volta lì.>
Camminarono di buona lena per tutta la mattinata. Kingyo si rivelò un ragazzo allegro e chiacchierone, proprio quello che serviva a Cihiro per distrarsi un po’. Byouki invece era un po’ scorbutica e sembrava infastidita dalla presenza dell’altra ragazza. Poi si rese conto che Kingyo sembrava adorare la sua compagna: le scoccava in continuazione occhiate di un’intensità struggente, perciò pensò fosse ovvio che era di troppo.
Quando si fermarono per il pranzo e Byouki si appartò per lavarsi la faccia la ragazza chiese a Kingyo < non vorrei essere di troppo, insomma, se volete la vostra intimità io posso stare in disparte … >
Ma il ragazzo si mise a ridere interrompendola < noo, non c’è bisogno eheh, a me piace molto Byouki, e lo sa bene, ma purtroppo lei non prova niente per me>
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